
Quando si ha a che fare con disturbi “non impedenti”, ovvero problemi meno acuti e pervasivi che pur limitando le opportunità di un individuo non ne ostacolano l’ordinario svolgersi della vita, può essere sufficiente un intervento di Consulenza breve. Questa tipologia di intervento appare indicata nelle situazioni di “stallo” momentaneo che, pur non essendo invalidanti, provocano sofferenza e fanno sentire bloccati. Rientrano solitamente in questa categoria i problemi di relazione genitori-figli, i problemi scolastici dei figli e alcune sintomatologie potenzialmente impedenti ma non ancora strutturate (come ad esempio una iniziale fobia scolastica, etc).
Con bambini al di sotto dei 12-13 anni (o comunque prima della pre-adolescenza), la leva più vantaggiosa per produrre un cambiamento nel figlio risulta essere la famiglia stessa, piuttosto che la figura esterna del terapeuta. Per questo motivo e per evitare lo stigma della “visita medica”, si preferisce utilizzare con questi bambini una modalità indiretta di aiuto, lavorando solo con i genitori che divengono così i primi agenti del cambiamento, istruiti e supervisionati dal terapeuta.
La consulenza breve si articola generalmente in un numero molto ridotto di sedute (di solito inferiore a cinque) in cui miglioramenti rilevanti appaiono già fra la prima e la seconda seduta e si consolidano nelle sedute successive, solitamente a cadenza molto diluita nel tempo, in modo da poter supervisionare il mantenimento dei cambiamenti ottenuti.