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Sopravvivere ai “compiti per casa”

10 Ottobre 2020 da marco

Ormai da anni, psicologi e pedagogisti avvertono che passare le serate a finire, completare e correggere i compiti dei figli è inutile, anzi, controproducente sotto vari punti di vista. Ma quali sono i motivi che spingono comunque i genitori ad aiutare i propri bambini nello svolgimento dei compiti per casa? Spesso sono mossi dal desiderio di dargli una mano perché visti in difficoltà, o per alleviargli il fardello poiché stanchi dopo judo, nuoto e calcio. La motivazione più frequente però è quella di poter contribuire all’orgoglio di saperli primi della classe o poter scacciare i sensi di colpa che si originerebbero qualora arrivassero a scuola senza compiti.

Un recente studio americano afferma che l’intervento dei genitori nelle attività scolastiche sia nella maggior parte dei casi semplicemente inutile se non addirittura dannoso. In questo studio sono state messe in relazione la quantità di “aiuti” genitoriali (per i compiti per casa, la scelta del college, il volontariato nelle attività extra scolastiche e i rapporti con i professori) con i risultati conseguiti dai figli: i risultati della ricerca confermano che i genitori più interventisti non hanno accresciuto il successo accademico dei figli, anzi in diversi casi lo hanno involontariamente ostacolato.


Se i compiti per casa servono a far sì che si possano consolidare gli apprendimenti, stimolare l’autodisciplina e sviluppare il senso di responsabilità, l’intervento dei genitori impedisce ai figli innanzitutto di trarre beneficio dagli esercizi, limita la loro possibilità di mettersi alla prova, di imparare dagli errori, di sviluppare la capacità di impegnarsi e di accettare la fatica.

PER I GENITORI: COSA EVITARE?

Monitorare va bene, aiutare un po’ meno se questo significa ‘risolvere’ i quesiti: se ci si accorge che il ragazzo non capisce qualcosa, lo si deve invitare a rivedere la regola o la lezione, non suggerirgli la risposta esatta. Se il genitore percepisse la mole di lavoro pomeridiano richiesta dalla scuola come troppo onerosa per suo figlio, potrà parlarne con l’insegnante, non assolvere i doveri del figlio o esplicitare riserve sui compiti per casa davanti a lui. Anche la correzione a fine compiti non risulta particolarmente utile: sarà la maestra, nel contesto scolastico, a trovare gli errori, correggerli, e provvedere, se necessario, a rispiegare quello che non è stato compreso. Questo consentirà all’insegnante di monitorare il processo di apprendimento di tutti i suoi allievi senza che sia falsato dai dopanti aiuti genitoriali.

PER I GENITORI: COME AIUTARE?

L’aiuto utile che i genitori potranno offrire al figlio sarà quello di tipo ‘organizzativo’: decidere un orario da rispettare, offrendogli un ambiente tranquillo, ben illuminato e privo di distrazioni, invitando qualche volta gli amici a studiare insieme perché anche fare i compiti abbia un risvolto più piacevole. Soprattutto evitando critiche e correzioni ma premiando i successi e gratificando l’impegno.

CURIOSITÀ

  • Dalla Carta internazionale dei diritti dell’infanzia, art 31: “Gli Stati membri riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età…”
  • “Diritto al riposo e allo svago” (sancito dall’Articolo 24 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo) riconosciuto a tutti i lavoratori – e perché non anche agli studenti?;
  • Circolare Ministeriale nr.177 del 14 maggio 1969 “Riposo festivo degli alunni” che disponeva che agli alunni delle scuole elementari e secondarie di ogni ordine e grado non venissero assegnati compiti da svolgere o preparare a casa per il giorno successivo a quello festivo.
  • 2018 Arrivato il decalogo “Regola compiti”, a cura del Dirigente Scolastico Maurizio Parodi e destinato al Ministro Marco Bussetti e al Sottosegretario Salvatore Giuliano. Il Dirigente afferma: “Premesso che nessuna norma impone di dare i “compiti a casa” (in altri Paesi è addirittura vietato), e le sole occasioni nelle quali il Ministero si è occupato dei compiti è stato per raccomandare di ridurli e non assegnarli nel fine settimana e durante le vacanze (finanche nella scuola secondaria di secondo grado), ed essendo necessaria e urgente la regolamentazione di tale pratica a causa del carico di lavoro domestico, sempre più soverchiante, imposto agli studenti italiani (dati Ocse) fin dai primi anni di scuola, persino nelle classi a tempo pieno, in ottemperanza all’art.31 della Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che sancisce, per ogni bambino/a e ragazzo/a, “il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età…”, ratificata dallo Stato italiano Il 27 maggio 1991, con Legge n.176. Si propone il seguente modello di Regolamento che i dirigenti degli Istituti comprensivi potranno sottoporre agli Organi collegiali e inserire nel Patto di corresponsabilità educativa.“

Ecco il decalogo REGOLA COMPITI per gli INSEGNANTI:

1. I docenti che decidano di assegnare compiti a casa si impegnano a correggerli tutti e a tutti – altrimenti non avrebbe senso farli.

2. I docenti che decidano di assegnare compiti si impegnano a preparare adeguatamente gli studenti affinché siano in grado di svolgerli per proprio conto (devono verificarlo e garantirlo ai genitori) – sarebbe assurdo e umiliante chiedere loro di fare ciò che non sanno fare.

3. Ai compiti svolti a casa non deve essere assegnato alcun voto – il docente non può sapere come e da chi siano svolti.

4. I compiti non fatti non possono essere “recuperati” sacrificando la ricreazione che per nessun motivo, men che mai “disciplinare”, deve essere ridotta o annullata – gli studenti ne hanno bisogno e diritto.

5. I compiti non svolti durante i periodi di assenza (es. per malattia) non devono essere recuperati – non sarebbe umanamente possibile.

6. La giustificazione del genitore per il mancato svolgimento dei compiti deve essere acquisita evitando reprimende o punizioni – umilianti per lo studente e offensive per i genitori.

7. Nelle classi a 40 ore (tempo pieno), non si assegnano compiti: le attività didattiche devono esaurirsi nelle 8 ore di forzata immobilità e concentrazione – pretendere un ulteriore impegno sarebbe controproducente, penoso, crudele.

8. I docenti che decidano di assegnare compiti pomeridiani verificheranno, preventivamente, che non richiedano a nessuno studente un impegno giornaliero che superi:
– 10 minuti nelle classi prime della scuola primaria
– 20 minuti nelle classi seconda e terza
– 30 minuti nelle classi quarta e quinta
– 40 minuti nelle classi prime della scuola secondaria di primo grado
– 50 minuti nelle classi seconde
– 60 minuti nelle classi terze.

9. Non possono essere assegnati compiti nel fine settimana e durante i periodi di vacanza o sospensione delle lezioni – agli studenti deve essere permesso di ricrearsi (garantito il “diritto al riposo e al gioco”), e alle famiglie di ritrovarsi, senza l’assillo stressante dei compiti.

10. Non possono essere assegnati “compiti per le vacanze” (ossimoro logico e pedagogico) – per le ragioni già espresse nel punto precedente e per evitare che i docenti, come previsto dal primo punto di questo Regolamento, trascorrano il resto dell’anno scolastico a correggere gli esercizi previsti dai “Libri per le vacanze”.

Marco Pagliai

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