
Sono stati giorni impegnativi, emotivamente, gli ultimi. E per me, come un banco di prova.Sono stati giorni energici, di cavalcate in casa, di corse mano nella mano urlando “andiamo andiamo, veloci, veloci”, giorni di smacchiatore, giorni di pensiero ripetitivo, di tentativi falliti e altri, pochi, un pò più riusciti. Giorni di barattoli e sassolini, di lunghe chiacchiere con il signor water, di libri e di storie, tante storie. Di cacca. E la fatica, la mia, nel non sentirmi abbastanza capace di persuaderti. Non ho mai pensato che non potessi farcela, ma che io non fossi capace di tollerare l’idea di non fare abbastanza per aiutarti; tutte le volte ad un passo, era “no, non mi viene più”.
Stasera dopo che eravamo già a letto mi hai chiesto di portarti in bagno perché ti scappava. Ho insistito perché ci eravamo appena stati, ti ho chiesto se fossi sicuro. Tu mi hai detto: “ Si mamma perché se la faccio qui poi succede un bel disastro”. Mi hai fatto ridere. Ti ho accompagnato in bagno. Mi hai detto: “Fatto mamma, hai sentito? Ha fatto splash”. E ti sei voltato fiero a guardare il tuo capolavoro là in fondo. Stasera mi hai ricordato forte e chiaro quello che forse in questi giorni avevo perso di vista. Dobbiamo avere fiducia noi adulti, e imparare a stare dentro la nostra frustrazione perché i tempi di cui i bambini hanno bisogno non sono quasi mai quelli che abbiamo in testa. E perché l’idea della continua ricerca da parte di noi grandi della prestazione e del risultato nel bambino non permette di guardare all’intero processo, fatto di tanti piccoli pezzetti, di tante trasformazioni, fatto di tutte le prime volte in cui si accende l’esperienza.